Amare è: “Donare tutto”.

Amore, un’etimologia falsa ma estremamente poetica vuole che derivi dal latino a-mors, senza morte. L’etimologia mette in luce che questo sentimento: “amore” non deriva da altre, non è un grafema  composto: la sua radice significa se stessa. Quasi non pare artificiale. Naturalmente ha un’ottica soggettiva, e il tema sarebbe complicatissimo. Ma su una cosa si può concordare: tanto più ampio e consapevole e tanto più profondo e coltivato è il significato che le diamo, tanto è meglio per la nostra intera vita. Prevért scriveva: “La vita è una ciliegia/ la morte il nòcciolo/ l’amore il ciliegio”.

L’amore è una parola che nella nostra cultura ha quasi perso il suo significato. C’è una storia molto interessante di Rapino Kolz, che narra che egli incontrò   un ragazzo che si stava godendo il suo piatto di pesce chiese al ragazzo perché stesse mangiando quel pesce, il ragazzo rispose che amava il pesce. Lui rispose “Ami il pesce” è per questo che l’hai tirato fuori dall’acqua, l’hai ucciso e l’hai bollito? Non dirmi che ami quel pesce, tu ami te stesso non il pesce.

Molto di quello che noi crediamo amore, è amore per il pesce, amore dei propri bisogni, non amore per l’altra persona, l’altro diventa uno strumento per la propria personale gratificazione. Un amore vero non si basa su ciò che sto per ricevere ma su quello che sono in grado di dare. La gente commette un grave errore pensando che si doni a chi si ama. La vera risposta è che si amano coloro a cui ci si dona. Il collasso che avviene attraverso i social è tremendo perché per comunicare io ho bisogno del corpo dell’altro, l’amore non è solo una facoltà sentimentale. Viviamo in un mondo dinamico per cui molte delle nostre relazioni sono “a consumo”, mordi e fuggi in stile fast food letteralmente “cibo veloce”, in italiano è anche detta “ristorazione rapida”. Partner che appaiono e scompaiono. Seduttori che seducono e abbandonano. Uomini che cercano e poi si dileguano. Questo comportamento viene chiamato Ghosting.

Il Ghosting è un modo per dire NO, non sei tu la mia casa. Spesso manca la continuità e la profondità nei legami che costruiamo. Il mondo virtuale poi ci mostra cosi tante vite, occasioni e relazioni possibili che sembrano scivolarci via per cui siamo entrati nell’ottica del tutto e subito. Stabiliamo relazioni instabili perché la nostra società a sua volta sembra cantare le lodi dell’ascolto dei propri bisogni. Cresciamo i figli in una società consumistica basata su valori carenti per creare futuri adulti che offrono amore condizionato e passeggero.  La nostra è un’epoca nella quale è diventato difficile amare. L’amore è un mistero e già questo basterebbe per comprendere la sua apertura ad una realtà che lo trascende. Ciò che è diventato difficile è associare a questo sentimento l’idea di impegno, di dono, di fedeltà, di sacrificio. Le persone non sono prodotti di consumo, sono dotate di pensieri e sentimenti. Il cambiamento parte dal basso e da noi stessi. Ho sempre fatto molta fatica a pensare e scrivere le conclusioni, e stavolta il congedo alla  mia riflessione e la consegna alla libertà e alla coscienza interpretativa del lettore, faccio un passo avanti nella mia riflessione e mi pongo un interrogativo: sarà un caso che l’oblio di Dio, tipico del mondo moderno, vada di pari passo con l’incapacità dell’uomo di accettare i limiti propri di qualsiasi relazione umana? Può darsi che questi due fenomeni si influenzino reciprocamente in una spirale che porta l’uomo a perdere la strada che lo conduce sia a Dio, sia al vero amore?

Copio sfacciatamente una frase di Santa Teresa di Gesù Bambino pare che nella chiesa non valga il diritto d’autore.

Amare è donare tutto, amare è donare tutto,

amare è donare tutto, donare tutto se stesso.

 

D.I.

 

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