I Vangeli affermano che il vero padre di Gesù è Dio: Maria lo concepì miracolosamente per intervento dello Spirito Santo senza aver avuto unione di carne con il suo promesso sposo Giuseppe. Perciò la tradizione lo chiama “padre putativo” di Gesù (dal latino puto, “credo”), cioè colui “che era creduto” suo padre .
Se le cose stanno così c’è una domanda che ci possiamo porre in tutta onestà: che bisogno c’era di San Giuseppe? Eppure per vivere , biologicamente parlando sarebbe bastata Maria…..no non bastava. Non basta nascere da una madre. La vita nasce dall’incontro tra maschile e femminile , aldilà delle attuali manipolazioni che non parlano più di una vita generata ma “fabbricata” . Se cancelliamo il padre o se lo mettiamo tra parentesi resterà sempre lo zerorovirgola non so cosa che dipende dal gamete maschile e che ha fatto parte della codifica del DNA in modo indelebile. Quella partecipazione è persino oggettivamente verificabile. Ci vuole qualcuno che ti accolga, che ti prenda con sé, e se non c’è manca. C’è gente che pensa che si possa fare a meno deliberatamente di un padre. “ Certo se non hai mangiato il pesce fresco, quello surgelato ti sembra buono. Ma sai cosa ti perdi? In effetti ad un lettore grossolano Giuseppe potrebbe apparire quasi come alcuni padri insulsi di questa epoca. I padri di oggi, invece, pur stando molto vicini ai loro figli, in realtà sono molto lontani da loro, e con i loro comportamenti indefiniti finiscono per non essere visti come modello di riferimento. Ovviamente, non si può generalizzare, sebbene questa sorta di vaghezza nei comportamenti dei padri rappresenti oggi una caratteristica abbastanza comune. La ritroviamo nel padre debole, quello che rappresenta la risposta al padre forte di un tempo, o nel padre “complice” o “ sedicente amico”, cioè in quello per il quale la complicità con i propri figli sembra essere l’ultima via praticabile per recuperare un ascendente, che possa sostituire l’autorevolezza. Eppure il vero motivo per entrare in questa avventura è un altro: la nostra generazione non ha perso solo il padre ed inasprito la madre…..ha perso sapienza in modo globale. Ci manca la saggezza. Andiamo a casaccio, pescando frammenti di certezza a destra e a manca. L’avventura di San Giuseppe è un’altra, accogliere il bene e crescere in esso e credo valga la pena di camminare sui suoi passi. Quella di oggi è una generazione di padri che hanno paura di essere tali, che scappano dalla loro dignità. Quindi Giuseppe deve accogliere Gesù, consegnargli l’identità, difenderlo ed educarlo. E poi?
Poi deve sparire. Dove va a finire? Non abbiamo ulteriori notizie sulla sua avventura. E proprio qui la sua grandezza. Giuseppe non dirà una sola parola in tutti i vangeli, ma di lui abbiamo i suoi sogni, la sua volontà le sue paure e le sue decisioni.
Allora qual’ è la missione di un padre?
Che il figlio stia in piedi da solo, e sappia vivere senza bisogno di lui. Vedere un figlio diventare autonomo e originale. Un educatore che tenga legato a sé colui che educa è un egocentrico.
Ed ora cediamo la Parola al Papa Emerito Benedetto XVI che durante (L’Angelus del 19.3.2006) ha introdotto meravigliosamente la nostra tematica finale:
Giuseppe è, nella storia, l’uomo che ha dato a Dio la più grande prova di fiducia. Dall’esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato. Penso anzitutto ai padri e alle madri di famiglia, e prego perché sappiano sempre apprezzare la bellezza di una vita semplice e laboriosa, coltivando con premura la relazione coniugale e compiendo con entusiasmo la grande e non facile missione educativa. Ai Sacerdoti, che esercitano la paternità nei confronti delle comunità ecclesiali San Giuseppe ottenga di amare la Chiesa con affetto e piena dedizione.
Danila Italiano