IL SINTOMO E LA MALATTIA
Il quotidiano “AVVENIRE”, organo ufficiale della CEI – Conferenza Episcopale Italiana, ha inaugurato il 2018 con una offensiva mediatica sulla Famiglia. E’ necessario sostenere la famiglia, superare la logica dei provvedimenti una tantum, come il bonus bebè, per passare a misure strutturali, varando vere e proprie politiche familiari. Occorrono provvedimenti di natura fiscale che tengano conto dei carichi familiari, che mutino la metodologia del calcolo dell’ISEE attribuendo il giusto valore ai figli. I vescovi italiani chiedono alla politica un “patto per la natalità” che sostenga chi si sposa e chi fa figli, visto che l’Italia ha “conquistato” appena il tredicesimo posto in Europa per i sussidi familiari, ponendosi al di sotto della media della UE. Il panorama in cui si inserisce l’appello della CEI è quello dell’inverno demografico che avanza, delle morti che superano le nascite, dell’indice di natalità fermo a 1,35 e infine la diminuzione della popolazione, uno spettro che le migrazioni non intaccano più di tanto.
La reazione dei politici e dei media è stata istantanea. Hanno risposto le donne, dalla Boldrini alla Carfagna, alla Santanchè, giusto per tracciare una parabola che non esclude nessuno, da sinistra a destra fino alle 5Stelle, tutte unanimi: “Famiglia da aiutare”. Eppure nonostante i giochi pirotecnici delle dichiarazioni, la “presa di coscienza” di sessantottina memoria, i titoloni dei quotidiani: “Le nascite crollano l’Italia rischia il declino”, la politica che sembra scuotersi dal sonno, rischia di tornare in letargo. Che si tratti solo di campagna elettorale?
Alla fine l’onda si è quietata per andare altrove, dove la campagna elettorale la porta, o dove essa porta la campagna elettorale… fate voi.
C’è il rischio che lo scossone dato dalla CEI, finisca con l’arenarsi sul tema “denatalità”. Concetto astratto come la “IVG” che significa, a volere essere volgari e concreti “aborto”, e “denatalità” che a volere essere ancora volgari e concreti “Famiglia”. Cioè vige il rischio che si parli del sintomo senza avere il coraggio di parlare delle cause, le quali, per loro disgrazia non sono politically correct, semplicemente perché si chiamano aborto e famiglia alle quali i aggiunge, sciaguratamente, la crisi economica.
A rincarare la dose è arrivato il rapporto 2017 sull’applicazione della legge 194 che, manco a farlo apposta, compie quarant’anni. Nel 2016 si contano 84.926 aborti legali ai quali si aggiungono un imprecisato numero di aborti invisibili, grazie alle pillole: RU486, Norlevo, del giorno dopo, dei cinque giorni dopo (EllaOne 189.589 confezioni vendute nel 2016) etc…etc… che rendono l’aborto un fatto totalmente privato e perfino extrafamiliare. Però, tutti a cantare vittoria, visto che nel 1982 si contavano 234.000 aborti legali.
In questi 40 anni di IVG, non sono nati sei milioni di bambini già concepiti. Nonostante le cifre siano chiare ed impietose, la scossa mediatica è servita appena a risvegliare, pro tempore, l’attenzione sui sintomi della malattia, ma non sulla patologia. Perché la denatalità non è una cifra, non è il mercato con penuria di consumatori, non è la pensione “chi me la paga”, e neppure l’elaborazione statistica dell’Istat. La denatalità è solo il sintomo di una malattia di cui poco si parla. Eppure le cause del malanno sono evidenti, lampanti, chiare e conosciute a chiunque voglia prenderne atto. Il Papa ha affermato che è in corso “Una guerra mondiale per distruggere la famiglia”. La denatalità è l’effetto di questo conflitto che porta con se, distruzione per i matrimoni e morte per gli attori più deboli della tragedia, i bambini. Considerare solo i sintomi o pensare che le cause della denatalità siano esclusivamente economiche è fuorviante, tenuto conto che il declino demografico è iniziato nel 1971, una data emblematica per l’Italia. Proprio nel 1970, in Italia, entra in vigore la legge Fortuna-Baslini che norma quel fenomeno che G. K. Chesterton chiamava, “la superstizione del divorzio”.
…. Ma forse, si tratta solo, di una coincidenza!!!!!
PP
