Mi sembra che la scuola italiana, da anni, stia facendo qualcosa che non saprei definire in un altro modo, se non come “uno sbaglio enorme”, che ho visto compiersi nel concreto della mia vita quotidiana prima da discente, oggi da docente. Ciò che può essere considerato l’aspetto più negativo è la progressiva trasformazione in logica aziendale che ha subito l’istruzione pubblica. La scuola soprattutto dal 2000 in avanti è diventata un sistema in cui i ragazzi sono stati trasformati in clienti e “il cliente ha sempre ragione”. Tramite la scuola dell’autonomia i singoli istituti si sono trovati in competizione tra loro in una gara a chi attira più clienti possibili. Questo ha anche significato promuovere più facilmente gli studenti con iniziative del tipo promossi o recuperati. Un alunno può permettersi di non studiare tutto l’anno, ma al tempo stesso essere promosso, grazie a recuperi in extremis. Si è creata una situazione in cui si parla sempre più di saperi minimi. E in questa situazione dopo una prima fase di coccole allo studente si è passati alla seconda quella attuale in cui gli alunni sono ormai con una bassa cultura, cosi come vuole un certo sistema. Quindi con un grado di consapevolezza, passioni, interessi, religione pari a zero. Ragazzi che assomigliano a mummie, non interessati a nulla, se non all’ultima generazione di smartphone. La scuola che è passata da sede teorica di insegnamenti elevati, ad agenzia sottomessa alla logica del mercato. La stessa introduzione del concetto di credito scolastico, avvenuta con la riforma Berlinguer ha portato una svalutazione di quella che era la centralità del voto. Adesso il voto è solo un punteggio che annulla le differenze tra i più bravi e i meno bravi. Diciamo che oggi gli studenti vengono spesso educati al concetto che l’unica cosa che conta sono i soldi, e questo è un concetto che non viene trasmesso solo dalla scuola ma anche dalla pubblicità, bisogna apparire e avere successo. Una scuola che insegna ai ragazzi a perseguire l’avere invece dell’essere, dove gli insegnanti sono dei funzionari burocratici, dove il fuoco della conoscenza è da tempo spento sotto le ceneri della ricerca del successo economico. Mi chiedo se mai si riuscirà a cambiare la direzione in cui si stanno avventurando i nostri figli. Per ora di fiducia ne ho ancora quando penso alle decine di insegnanti che la pensano come me, con il desiderio di fare in modo che a scuola si parli di cultura, si formino dei cittadini, persone consapevoli e dotati di uno spirito critico che un domani possano essere in grado di fare scelte autonome legate alla propria coscienza e non a logiche di mercato. Studenti in grado di fare scelte fondate ed informate, anche dissentendo dal mainstream e da un “potete” che predilige conformità e uniformità. Il potere propina beni di consumo di massa modello maneskin. Li produce, li pubblicizza, li diffonde, li impone come gli unici possibili finendo con il manipolare le menti ed i cuori, quelli dei nostri figli. Questo è ciò che definisco sbaglio “Bello sbaglio! Bello enorme”, che abbiamo visto compiersi nel concreto delle nostre vite. Non voglio lanciare un j’accuse, ma raccontare ciò che sto vedendo con i miei occhi.
Danila Italiano